la Città

"Dalla Kalsa all'Alberghieria, dalla Loggia al Monte di Pietà, si potrebbero percorrere  avanti e indietro i due cardini del centro storico, Via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele, senza mai smettere di stupirsi.
Il centro storico di Palermo è una sterminata fucina di bellezza, contraddizioni e leggende, che si mescolano a un vissuto contemporaneo, fatto di multiculturalità, sperimentazione, esperienze di sostenibilità.
Il viaggio inizia dal mercato del Capo, passando da Porta Carini e attraversando un universo di bancarelle colorate e profumate, dove i prodotti tipici della terra siciliana si mescolano alle spezie d'oriente e alla frutta esotica. Tra le abbanniate (grida) dei venditori e i portoni che si aprono su cortili pieni di vita, si nascondono gioielli come il mosaico Liberty del Panificio Morello, la Chiesa di Sant'Agostino e la Chiesa dell'Immacolata Concezione, mentre si seguono le tracce della setta dei Beati Paoli.
Continuando a percorrere i vicoli, si arriva alle spalle di uno dei più suggestivi monumenti di Palermo, la Cattedrale, con il suo grandioso esterno arabo normanno, che lascia posto al suo interno a un rigore neoclassico. Ancora più in là, il Palazzo dei Normanni, un colosso che trova nei preziosi mosaici bizantini della Cappella Palatina il suo cuore più segreto.
Lasciandosi Corso Vittorio Emanuele alle spalle, ci si tuffa nelle mille contraddizioni di Ballarò, un mercato il cui nome è leggenda. Dai parruccchieri rastafari delle comunità africane alla bottega dei maestri caramellai Terranova, da Casa Professa e il suo barocco straripante a piazza Mediterraneo, la piazza che prima non c'era e che gli attivisti dei giardinieri di Santa Rosalia hanno reso simbolo del quartiere strappandola al degrado, bisogna davvero perdersi per trovare un senso.
Il senso di Palermo, che forse sta nei suoi musei: la Galleria d'Arte Moderna, situata nell'ex Convento di Sant'Anna, dove a volte i maestri della pittura dell'Ottocento come Lo Jacono incontrano giovani artisti che sovvertono le regole dell'arte come Adalberto Abbate; Palazzo Steri, il cui ventre nasconde la Vucciria di Renato Guttuso, e le prigioni della Santa Inquisizione di Palermo; Palazzo Abatellis, in cui il celeberrimo Trionfo della Morte vive di vita propria nell'allestimento di Carlo Scarpa; Palazzo Branciforte, la cui collezione di antichità riposa nell'ultimo capolavoro di Gae Aulenti.
O forse il senso di Palermo è nell'aria, e va cercato nei suoi spazi aperti: forse il vento lo ha portato via, lungo il Foro Italico, la passeggiata a mare dei palermitani, o tra gli alberi delle barche che si dondolano nel porticciolo della Cala; forse é rimasto impigliato in un ficus secolare nel giardino di piazza Marina, e si nasconde tra le bancarelle del bric-à-brac della domenica; o forse é lì accanto al viaggiatore, mentre con i piedi sulle balate (pietre) bagnate osserva stupito il volto del Genio di Palermo, uno tra i tanti, come tante sono le anime della città.
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